Quando si pensa al cinema e a Venezia insieme, la prima cosa che viene in mente a chiunque è di sicuro la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che ha luogo al Lido alla fine di ogni estate da quasi un secolo.
Eppure esiste da qualche anno anche INLaguna Film Festival, una manifestazione più piccola ma di grande qualità, che è iniziata nell’agosto del 2021 e che dal 4 all’8 dicembre 2024 giungerà alla sua quarta edizione.
Organizzato dall’APS Rete Cinema in Laguna, che raccoglie al suo interno diverse realtà del veneziano che hanno come obiettivo ≪la diffusione di un cinema di qualità a Venezia≫, il Festival si propone come punto di riferimento culturale, di aggregazione e di dialogo per la cittadinanza. Ma non solo: è un evento che è un vero e proprio atto di resistenza attiva contro lo spopolamento della città e la perdita progressiva di relazioni sociali che subisce chi ancora decide di risiedervi nonostante le innumerevoli difficoltà.
Quest’anno Spinosa Magazine è felicemente diventato media partner del Festival e per l’occasione ha intervistato Giulia Briccardi, presidente e responsabile della programmazione film, e Gaia Vianello, fondatrice e responsabile degli Industry Days.
Come è nata Rete Cinema in Laguna?
Giulia Briccardi: Rete Cinema in Laguna è nata nel 2020, durante la prima estate dopo il Covid, in base a un invito che Gaia Vianello aveva rivolto alla città, per riprendere a organizzare proiezioni e rassegne estive che non si facevano più da alcuni anni, nonostante fossero sempre state molto partecipate. Gaia aveva lanciato la proposta a chiunque a Venezia fosse interessato al cinema di provare a organizzare una proiezione de Il Terrorista di Gianfranco De Bosio in Campo Junghans alla Giudecca, che è un film che è stato tutto girato in città e che si conclude proprio in quel Campo.
E quindi diverse associazioni – di cui alcune sono ancora parte della Rete -, e anche singoli cittadini e cittadine, hanno colto la chiamata di Gaia ed effettivamente si è riusciti a organizzare questa mega proiezione con circa 200 persone il 28 agosto 2020. È stato un evento molto partecipato da tutta la comunità, a partire dagli abitanti del Campo e dalle attività commerciali limitrofe, e soprattutto partecipò lo stesso Gianfranco De Bosio, che all’epoca aveva già più di 90 anni. È stata una serata molto emozionante, e dopo questa esperienza così positiva, ci si è poi ritrovati tutti insieme con l’idea di costituirci come una vera propria associazione, ed è quindi nata Rete Cinema in Laguna.
Gaia Vianello: Diciamo poi che il periodo in cui è nata la Rete era molto particolare, perché la gente era più disponibile all’ascolto, aveva voglia, e bisogno, di dedicarsi anche a qualcosa di collettivo, e quindi l’idea di fare questa proiezione all’aperto è stata un po’ un banco di prova, una sorta di progetto pilota. Provare a organizzare una piccola iniziativa ci è servito per vedere se attorno alla nostra idea saremmo effettivamente poi riusciti a svilupparci come rete, a collaborare fra associazioni, professionisti e piccole case di produzione che lavorano nel cinema Venezia. Come diceva Giulia, quella serata è stata molto partecipata ed emozionante, nonché simbolica proprio anche perché il film parla di resistenza: vedere una partecipazione così allargata, a partire dai cittadini e dai bar e i locali lì intorno, fino alla casa editrice Marsilio che ha deciso di essere sponsor tecnico, ci ha fatto capire che in città esisteva un terreno fertile per creare quello che avevamo in mente. Venezia non è solo turismo, ci sono ancora persone e realtà che resistono e la vogliono vivere proprio in quanto città.
Così abbiamo deciso di sviluppare poi l’associazione su due assi principali che sono la programmazione cinematografica di cinema di qualità, che a Venezia non riesce granché ad arrivare nei tre cinema che ci sono (il Cinema Giorgione a Cannaregio, il Multisala Rossini a San Marco e il Cinema Astra al Lido, ndr), e il focus sull’industria cinematografica, cercando di favorire relazioni tra realtà che si occupano di cinema sul territorio.
E dunque da qui è poi nata anche l’idea di INLaguna Film Festival, che ora è giunto alla sua quarta edizione.
G. B.: Esatto. Le prime due edizioni, del 2021 e del 2022, le abbiamo organizzate per la fine di agosto – subito prima della Mostra del Cinema – e il primo anno proprio in Giudecca, molto vicino a Campo Junghans, negli spazi della piattaforma culturale Cosmo. Il Festival per noi voleva concentrare in un evento specifico le stesse fondamenta della Rete: la diffusione di cinema di qualità e favorire incontri tra addetti del settore. L’idea di base della programmazione è stata fin da subito quella di proiettare pochi film di qualità, ma che non avevano avuto modo di essere distribuiti al cinema. E già all’epoca abbiamo organizzato anche gli incontri Industry, con due giornate dedicate a Meet the Producer, una serie di appuntamenti al buio tra registi e produttori, e dei panel con la Veneto Film Commission.
Dal 2023 abbiamo deciso di aumentare le giornate del Festival – con più appuntamenti sia per le proiezioni sia per gli incontri Industry – e di spostarle in inverno, un momento un po’ più scarico che potesse coinvolgere meglio la cittadinanza, nonché le scuole e gli studenti universitari. Dato che la scorsa edizione così è andata piuttosto bene, abbiamo deciso di riproporre lo stesso periodo anche quest’anno, e per l’esattezza dal 4 all’8 dicembre.
Che cosa propone questa edizione del Festival?
G. B.: Manterremo l’idea centrale, con la sezione Industry e la proposta di proiezioni aperte a tutti e gratuite (tranne per gli spettacoli al Multisala Rossini che avranno comunque il prezzo molto contenuto di 5 euro a biglietto), con una ricca selezione di film tra corti, medi e lunghi.
Rispetto alle scorse edizioni poi il Festival si è ampliato in più luoghi, tra cui, oltre al Rossini, anche Palazzo Trevisan degli Ulivi, la Casa del Cinema – Videoteca Pasinetti e il Teatrino di Palazzo Grassi. Il concorso si comporrà di 9 film e il relativo Premio – intitolato proprio a Gianfranco De Bosio – sarà assegnato da una giuria composta da Simona Arillotta, ricercatrice dello IUAV che si occupa di media e videoarte, dal fotografo Matteo De Mayda e da Edo Massa, fumettista e illustratore, che tra l’altro presenterà anche uno dei suoi ultimi lavori in un’altra sezione del Festival.
Il 4 dicembre faremo una preapertura in collaborazione con il Consolato Svizzero a Palazzo Trevisan degli Ulivi, proiettando due film del regista svizzero Daniel Schmid La Paloma (1974) e The Written Face (1995). Il 5 dicembre, che sarà la vera apertura del Festival, presenteremo il film del 2001 Lo stadio di Wimbledon (2001) alla presenza del regista francese Mathieu Amalric, famoso soprattutto per i suoi ruoli da attore. Siamo particolarmente felici di proiettare questo film perché è tratto dall’omonimo libro di Daniele Del Giudice il quale, come De Bosio, è una figura di ispirazione per noi: nato a Roma nel 1949, è vissuto a lungo e ha concluso la sua esistenza proprio a Venezia, creandovi la fondazione per le arti e per la cultura Fondamenta – tuttora attiva – che organizzava festival, incontri e laboratori letterari. Oltre a essere uno scrittore incredibile, Del Giudice aveva verso la città un approccio molto simile al nostro, quindi vuole esserne un omaggio. Il fatto poi di avere lo stesso Amalric a presentare il film per noi è una grande emozione. In chiusura l’8 dicembre ci sarà infine il regista rumeno Radu Jude con la sua ultima opera Do Not Expect Too Much from the End of the World (2023), che uscirà poi anche in alcune sale italiane e che si collega molto bene anche a tutti i discorsi che verranno fatti nel weekend durante gli Industry Days, proprio perché il film parla di precariato e di lavoro, anche nel mondo del cinema.
Infine per chiudere il cerchio ci saranno appunto gli Industry Days sabato 7 e domenica 8, che si svolgeranno presso la fumetteria Zazà nel loro nuovo spazio vicino a Piazzale Roma.
Come sono strutturati gli Industry Days quest’anno?
G. V.: Dall’anno scorso abbiamo cominciato una collaborazione con Doc Servizi, la più grande cooperativa per i lavoratori dello spettacolo che esiste in Italia e che ha una sede anche a Mestre. Abbiamo cominciato a lavorare con loro perché ci siamo resi conto che, in quanto realtà diverse ma affini, andavamo ad affrontare le stesse tematiche e a portare avanti attività molto simili.
Perciò dall’anno scorso abbiamo cominciato a organizzare gli Industry Days insieme, partendo con focus sui diversi reparti che costituiscono il lavoro su un set cinematografico. Così abbiamo invitato alcuni professionisti che si occupano del reparto macchina da presa e del reparto suono a parlare del proprio lavoro, cercando di andare incontro a un pubblico che si sta approcciando a questo mondo, magari appena uscito dall’università o che sta ancora studiando, con l’obiettivo anche di mettere l’accento su professioni meno conosciute, ma comunque interessantissime.
Quest’anno abbiamo deciso di dedicarci al reparto costumi e al reparto scenografia che, rispetto ai due che abbiamo trattato nel 2023, sono reparti con un maggiore bilanciamento di genere. Sabato 7 ci sarà il focus sul reparto costumi con Ilaria Marmugi e, speriamo, con Francesco Sossai, regista con cui lei sta lavorando adesso per il suo lungometraggio. Vorremmo farli dialogare insieme per capire come si va a costruire l’integrazione tra i diversi reparti all’interno di un set e come i costumi lavorano con la regia. A seguire, nello stesso giorno, ci sarà anche il focus sulla scenografia, ospiti Marta Ridolfi e Francesca Bozza – arredatrici e Mirko Donati – attrezzista, che racconteranno come si costruiscono i mondi del cinema, dalla preparazione alla chiusura di un film.
G. B.: Compatibilmente con la capienza dello spazio, questi incontri saranno aperti a chiunque voglia partecipare. Per noi l’inclusività è molto importante, tanto che la nostra idea fin dall’inizio non è tanto stata proporre dei panel o delle conferenze frontali, ma piuttosto dei momenti di scambio circolare tra pubblico e relatori in una grande chiacchierata collettiva.
E infine domenica 8 ci sarà un incontro sui diritti e doveri dei lavoratori – con la consulente del lavoro e Presidente del Centro Studi Doc Chiara Chiappa – per facilitare l’orientamento nel labirinto dei contratti alla luce dei rinnovi dei CCNL, quali la corretta lettura di una busta paga, minimi sindacali e straordinari, i livelli e i diversi tipi di contratto. Questo per noi è molto importante perché purtroppo molto spesso anche persone che lavorano da tanto tempo nel cinema hanno difficoltà a districarsi e fare sì che vengano correttamente applicate le regole date dai CCNL cine-audiovisivo.
G. V.: E tutto questo è in realtà il frutto di un percorso che abbiamo messo in atto a partire dall’anno scorso con Rete Doc – rete di professionisti dello spettacolo composta da quattro Srl e cinque cooperative tra cui Doc Servizi – per cercare di costruire un vero e proprio collettivo di rappresentanza delle maestranze dell’audiovisivo in Veneto, anche grazie all’aiuto della Veneto Film Commission e della Regione che ci ha ospitato all’interno del suo spazio all’ultima Mostra del Cinema. E in tal senso speriamo di riuscire ad aprire presto delle concrete interlocuzioni con le istituzioni.
Per concludere, c’è qualcosa del Festival che consigliereste particolarmente al pubblico?
G. B.: In particolare sui film in concorso, ci tengo a dire che avremo ben due film in anteprima italiana, entrambi presentati al Festival di Locarno quest’estate: Invention della regista statunitense Courtney Stephens – di cui avremo ospite la montatrice – e il film di animazione Olivia & Las Nubes del regista della Repubblica Dominicana Tomás Pichardo Espaillat. Interessante, tra l’altro, è che quest’ultimo ha avuto dei trascorsi veneti perché, oltre ad aver ricevuto una retrospettiva a Lago Film Fest sui suoi corti, ha lavorato a questo film durante la residenza artistica Fabrica a Treviso, quindi è molto legato al territorio. Infatti speriamo che dopo il Festival quest’opera riesca ad avere altre proiezioni in Triveneto.
Segnalo poi le proiezioni di À son image (2024) del regista corso Thierry de Peretti e La imatge permanent, opera prima della giovane regista catalana Laura Ferrés, che verranno presentate dagli autori stessi presso il Teatrino di Palazzo Grassi.
La maggior parte dei film in concorso quest’anno è stata girata da donne, anche se purtroppo non tutte potranno essere con noi durante il festival. Osservando la selezione nel suo insieme, abbiamo notato una traiettoria che non era stata decisa in partenza ma che non crediamo sia casuale. Anche laddove dietro la macchina da presa ci sono degli uomini, sullo schermo prevalgono racconti corali, collettivi, molteplici con al centro il femminile ed è proprio questo il cinema che ci muove e che continueremo a mettere al centro del nostro percorso e della nostra ricerca.
Zoe Ambra Innocenti