LOST Music Festival | La fusione tra spazi naturali e sperimentazione

LOST Music Festival | La fusione tra spazi naturali e sperimentazione

Foto di Stefano Mattea

Quando il gorpcore incontra vibes hippy in un evento musicale labirintico all’interno di un’architettura eccentrica: stiamo parlando del Lost (Labyrinth Original Sound Track) Music Festival, che ha celebrato la sua quarta edizione dal 5 al 7 luglio 2024. Incentrato sull’esplorazione e la sperimentazione dei suoni elettronici contemporanei, sull’arte visiva e sulla performance, si è svolto presso il Labirinto della Masone di Fontanellato. Aperto al pubblico nel 2015,  il vasto labirinto realizzato interamente in bambù — quasi 200.000 piante di bambù, per l’esattezza — situato alla periferia di Parma è un progetto nato dalla fantasia di Franco Maria Ricci, rivoluzionario editore d’arte e direttore di riviste italiane. A questo paesaggio surreale si aggiungono la collezione d’arte e la vasta biblioteca di Ricci, edifici neoclassici e persino una piramide al centro del labirinto. La presenza della piramide ricorda lo storico spazio del Cocoricò sulla Riviera Adriatica, anch’esso simbolo della cultura del clubbing.

Foto di Andrea Nicotra

Ecco gli highlight dei tre giorni di festival:

+ Vi capita spesso di ritrovarvi immersi in un labirinto nel corso di eventi musicali? La location è davvero unica. Questo festival offre una straordinaria fusione tra spazi naturali e sperimentazione, dando ampio spazio alla libertà creativa. La musica techno o elettronica è spesso associata ad ambienti anonimi e irriconoscibili, come magazzini, club sotterranei o aree industriali. Qui, invece, la musica diventa la voce del labirinto, del bambù, accrescendo l’intimità dell’evento. Per tre giorni si incontrano le stesse facce, gli artisti diventano parte del pubblico e l’anonimato viene sostituito da un calore inclusivo. Il labirinto, con la sua natura imprevedibile, riflette la ripetitività dell’estetica musicale, simile al loop nei brani techno ed elettronici, dove la direzione e la conclusione possono essere imprevedibili e fuori controllo.

Foto di Stefano Mattea

+ La lineup, attentamente pianificata e curata dal direttore artistico Luca Giudici da mattina a mattina, evita sovrapposizioni e mantiene un flusso energetico variabile, con alti e bassi ben equilibrati.

+ La prima sera si è conclusa al Bamboo Stage con le parole ipnotiche di Florence Sinclair, produttore e cantautore britannico contemporaneo, circondato dalle piante alte 15 metri e da uno spettacolo di luci.

+ I Funeral Folk al Pyramid Stage. Two words: just beautiful. Una collaborazione musicale tra Sara Parkman e Maria W Horn, insieme esplorano i rituali del lutto e la fenomenologia musicale della morte attraverso i rispettivi mestieri e influenze. Parkman è un violinista, cantante e compositore che si dedica alla musica popolare svedese. Horn è una compositrice contemporanea che impiega una strumentazione varia che va dai sintetizzatori analogici al coro all’organo.

Foto di Stefano Mattea

+ La domenica è stata memorabile, con un dato dell’app Salute dell’iPhone che parla chiaro: 34.000 passi. Partendo dal set di Gabber Eleganza, che ha portato l’eleganza alla musica gabber con un’energia travolgente per tre ore (NEVER SLEEP). Questa energia è proseguita con il DJ set di BADSISTA (DJ brasiliana che ha co-fondato Bandida, un collettivo femminista che si propone di dare voce alle altre donne della scena musicale elettronica del paese, in particolare a quelle nere, queer e della classe operaia), poi i beats reggae di Marseille-based JUDAAH e, forse, l’atto clou del festival: Pelada. Questo duo, composto dal cantante Chris Vargas e dal produttore Tobias Rochman, è emerso dalla scena underground dei warehouse rave di Montreal nel 2014. La loro collaborazione fonde voci urgenti in lingua spagnola, trattando temi come potere, controllo e giustizia sociale.

Nel giro di poco tempo ha cominciato a formarsi una piccola comunità, persa tra i bambù del labirinto, i campi circostanti, e il cortile del museo.

In un fine settimana di foschia sotto il sole dell’estate italiana – anche se a volte accompagnato da colonne sonore techno e gabber – il festival ha mantenuto un’atmosfera lenta, nel flusso costante e rilassato con cui le persone si spostavano da un palco all’altro.

Ci vediamo l’anno prossimo LOST, tra le ombre dei bambù e le scarpe Salomon.

Glesni Williams