Riprendersi lo sguardo | Intervista alle illustratrici di FilmmakHER

Riprendersi lo sguardo | Intervista alle illustratrici di FilmmakHER

Se gli unici nomi che vengono in mente pensando a delle registe donne sono Agnès Varda e Jane Campion, è più che palese che c’è un problema. Non con l’arte della Varda o della Campion, sia ben chiaro, ma con l’intero sistema produttivo cinematografico e con la sua narrazione. Sebbene ci sia un alto numero di studiose e lavoratrici in questo settore, tutt’oggi viene celebrato quasi esclusivamente l’operato maschile. Scrittura e regia femminili vengono prese in considerazione solo quando si necessita, appunto, di uno “sguardo femminile” su un dato tema. Con i produttori alla ricerca disperata di nuove serie simili a Fleabag, le artiste vengono coinvolte sulla base di una richiesta del mercato piuttosto che di un reale interesse per la loro visione. Le lavoratrici sono costrette in una posizione che le limita creativamente e le confina alla loro condizione di donna.

La seconda edizione di FilmmakHER, iniziativa culturale organizzata dall’Associazione 24FPS, pone l’attenzione su tutte quelle lavoratrici della cinematografia che hanno lavorato ai margini della scena, costrette all’ombra in quanto donne. Il focus di FilmmakHER è l’inclusione femminile nell’industria cinematografica passata e contemporanea; per affrontare il tema è stata organizzata una mostra presso lo spazio CUBO – Contenitore creativo a Parma dove otto illustratrici esporranno – fino al 14 aprile – i ritratti di ventiquattro registe ritenute fuori canone data la loro arte e il loro essere donne.

«Le protagoniste di questa mostra sono delle avanguardiste nel loro campo, hanno fatto vedere il mondo da un punto di vista diverso, hanno dato lucidità a temi ed avvenimenti e soprattutto hanno dato speranza», è ciò che afferma Alessandra Marianelli, in arte Luchadora, che si è occupata di illustrare la locandina dell’evento. «La donna nel mondo dell’arte ha cambiato totalmente posizione, da musa ispiratrice è diventata occhio attento che ha lottato per far emergere il proprio punto di vista. Artiste come Wanda Jakubowska e Ida Lupini sono state delle pioniere di grande valore». Discutendo con le illustratrici coinvolte nel progetto, emerge comunque una forte differenza tra le condizioni degli artisti uomini e delle artiste donne.

Floria Sigismondi realizzata da Martina Cabrini

«Rispetto al secolo scorso, la posizione della donna nell’arte è sicuramente migliorata in termini di visibilità, riconoscimento e opportunità» afferma Alessia Tzimas, che per FilmmakHER ha ritratto Margarethe Von Trotta, Wanuri Kahiu ed Elizabeth Arzner. «Sono dell’idea che i margini nell’ambiente artistico contemporaneo si stiano dissolvendo gradualmente. Questo potrebbe significare una maggiore apertura verso forme d’arte non convenzionali, una sfida delle tradizionali gerarchie artistiche e una maggiore inclusione di voci e prospettive diverse. Nonostante però questo processo di dissoluzione dei margini, persistono ancora disparità e barriere che limitano l’accesso e il successo per alcuni artisti, comprese le donne e altre minoranze». Per disgregare queste barriere Sophie Lamoretti, che ha dipinto Claudia Weil, Marguerite Duras e Mira Nair, afferma di aver lavorato su se stessa per riconoscere e superare degli stereotipi di genere interiorizzati. «Mi sono interrogata molto sul  motivo per cui trovassi  più facile riconoscere la validità del lavoro artistico maschile rispetto a quello femminile». Questa struttura di pensiero si traduce nella misoginia interiorizzata che, se da un lato porta le donne a svalutare se stesse e le altre, dall’altro richiede loro di essere eccezionali per validare la propria artisticità.» 

Sara Vincenzi (Mabel Normand, Andrea Arnold, Claire Denis) sottolinea come «la donna viene etichettata come un essere “sensibile”, “emotivo” ed “empatico”, accezioni che farebbero intuire che essa abbia una marcia in più nel mondo artistico. Eppure, anche in questo ambiente lavorativo, non viene comunque né considerata, né pagata a dovere». Anche Martina Cabrini (Marinella Pirelli, Floria Sigis, Haifaa al-Mansour) sostiene che «il divario salariale è ancora tristemente ampio, senza per forza paragonarlo con il secolo scorso. Ad essere difficoltoso non è entrare nel mondo dell’arte, ma accedere a posizioni di rilievo e rappresentanza». Ciò detto, secondo Alice Piaggio (Shirley Clarke, Lucrecia Martel, Valeria Golino) e Benedetta Petruzzella (Susanne Bier, Jennifer Kent, Doris Wishman) esiste una leggera differenza tra i vari sotto contesti artistici: nel mondo dell’illustrazione, rispetto al cinema, c’è una forte componente femminile la cui visione viene ampiamente apprezzata e riconosciuta.

La necessità di un’iniziativa come FilmmakHER, che unisce due mostre (una principale e una parallela realizzata dagli studenti del Liceo artistico Toschi di Parma) a vari talk e laboratori sul tema della donna cineasta, si pone perfettamente in linea con l’affermazione di Giulia Conoscenti (Lotte Reiniger, Roberta Torre, Marjane Satrapi), secondo la quale «le donne possono non essere guardate ma guardare, dare la loro versione di sé stesse e del mondo. Ora ciò che conta è dire il non detto, dare la nostra versione anche con rabbia e intransigenza, modalità da sempre non attribuite alla sfera femminile, e che oggi invece, rivendichiamo con orgoglio e consapevolezza».

L’immagine di copertina è Chloè Zao realizzata da Luchadora.

Francesca Marchesini