Lo scorso primo febbraio, all’interno del contesto di Art City 2023, è stata inaugurata presso il Museo di Arte Moderna di Bologna (MAMBO) la mostra Atlantide 2017-2023; l’esibizione raccoglie diversi frammenti video registrati durante e dopo la realizzazione del progetto filmico Atlantide (Yuri Ancarani, 2021). Sarà possibile visitare gli spazi bolognesi fino al 7 maggio mentre il 4 aprile sarà aperta al pubblico una mostra complementare dedicata al regista ravennate, che occuperà gli spazi del Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC) fino all’11 giugno, intitolata Lascia stare i sogni.
Le due esposizioni enfatizzano la trasversalità del sistema cinema e la concezione dell’arte al di là dei generi e dei canoni professionali così come percepite da Ancarani – puro interesse per l’estetica e per l’emotività soggettiva oltre le etichette.
La Venezia segreta di Yuri Ancarani
Atlantide non è semplicemente la storia di Daniele, un giovane la cui vita ruota attorno al potenziamento del motore del proprio barchino, ma una riflessione su Venezia, sulla dimensione onirica e reale della città. Daniele e gli altri ragazzi presenti in questo docufilm, la cui sceneggiatura è stata scritta postumamente alla produzione, appartengono alle isole periferiche del capoluogo veneto; la nuova generazione di Sant’Erasmo esiste e resiste, così come la Venezia lontana dall’immaginario abusato del luogo paradisiaco.
Questo lungometraggio trascende tanto i generi quanto l’ordine di realizzazione di un prodotto filmico. Ci sono voluti dieci anni prima che, nel 2017, Ancarani cominciasse a girare i primi materiali video per il film: una ricerca fatta di dialogo, indagine del mondo giovanile, sperimentazioni musicali e piena fiducia da parte del produttore – si è cominciato a girare il materiale prima di avere un finanziamento. Atlantide si sviluppa come un documentario fittizio, un film che prende il via da eventi che effettivamente fanno parte della vita di questi ragazzi e che li riporta sul grande schermo nell’estetica neon del videoclip.
Sick Luke, musica classica e rumore veneziano
L’11 febbraio, presso Fondazione Prada a Milano, è stato presentato il formato fisico della colonna sonora del film che prima d’ora non costituiva un album. La musica di Atlantide vede la collaborazione tra Sick Luke e Lorenzo Senni; la trap che ricalca in modo didascalico il mondo giovanile e la sottocultura di riferimento dei ragazzi di Sant’Erasmo incontra la pomposità dell’orchestra. Un’enorme attenzione è stata riservata anche al suono della città, curato dal sound designer Mirco Mencacci.
La dimensione sonora ricopre un ruolo di rilievo all’interno della Sala Ciminiere del MAMBO, dove l’audio delle proiezioni si intreccia sapientemente con il sottofondo strumentale, restituendo l’illusione di un’immersione uditiva nell’idea che Ancarani ha della Laguna.
Uno spazio museale inabissato
Trasformare Atlantide in una mostra implica ampliare ulteriormente le ricerche compiute da Ancarani nel campo della videoarte e del “cinema espanso”. L’esposizione espande i confini del film, proponendo materiale ricavato dal director’s cut o registrazioni realizzate in seguito all’uscita di Atlantide: l’analisi di Venezia non si è ancora esaurita. Grazie ai filmati inediti, Ancarani riesce a porre un maggior accento sulla questione ambientale e su come la Laguna sia il simbolo della crisi climatica.
La Sala Ciminiere dove la mostra è stata allestita è stata rivestita da un tappeto blu; l’ambiente scuro e la sola illuminazione con laser permettono al visitatore una totale immersione in questo luogo nascosto fatto di manifestazioni contro le grandi navi, ragazzi innamorati a bordo di un barchino e danni causati dall’acqua alta.
Scovare la bellezza della realtà
⟪Lascia stare i sogni⟫ dice Daniele alla fidanzata Maila. L’invito fatto allo spettatore è quello di lasciarsi alle spalle le fantasmagorie cinematografiche in favore di uno sguardo attento, capace di cogliere mondi sommersi anche in un’operazione chirurgica o in una cava di marmo. La monografica organizzata al PAC di Milano si concentra su questo approccio paurosamente emotivo alla realtà, proponendo i primissimi lavori raccolti nella serie Ricordi per moderni, e quelli più celebrati, ovvero i trittici La malattia del ferro (2010 – 2012) e Le radici della violenza (2014 – in corso). La prima trilogia include Il Capo, Piattaforma Luna – girato all’interno di una camera iperbarica – e Da Vinci; mentre la seconda si compone di San Siro, San Vittore – incentrato sulle visite che i bambini compiono ai genitori detenuti – e San Giorgio. La mostra è completata dalle immagini di The Challenge (2016), con focus sugli eccessi della società del Qatar, Whipping Zombie (2017) e Il potere delle donne realizzato appositamente per la mostra.
Francesca Marchesini