Chiara Marini Ferretti e Milena Inge Grigolo sono due registe che hanno deciso di usare il mezzo cinematografico per mettersi alla ricerca dell’amore per sé stesse e per gli altri. Il loro percorso di “guarigione del cuore e dell’animo” intreccia l’arte e la vita di Pippa Bacca, l’artista milanese stuprata e uccisa in Turchia nel 2008 durante una performance itinerante “Spose in viaggio” incentrata sul tema della pace tra popoli; obiettivo del progetto Ancora troppo giovani per un cuore così pesante non è quindi solo quello di risollevare il proprio io, ma di cercare e apprezzare la connessione con il mondo che ci circonda, qui rappresentato da una Milano tanto claustrofobica quanto ricca di vita.
Abbiamo chiesto a Chiara e Milena di raccontarci il loro documentario, pensando all’impatto della storia di Pippa sul loro progetto e a cosa significhi produrre un film indipendente al giorno d’oggi.
Com’è nato il progetto?
ll progetto è stato concepito inizialmente come un cortometraggio sul dono. Ci siamo ritrovate a condividere un dolore, individuale e insieme collettivo e ci siamo accorte che il dono in qualche modo ci riapriva gli occhi sul mondo e sul nostro vicino. Così abbiamo pensato di intraprendere un’indagine sull’atto del donare nella nostra città di Milano.
Da dove viene il titolo del film?
Il titolo Ancora troppo giovani per un cuore così pesante è tratto da una strofa di una canzone araba che tre fratelli ci hanno cantato durante un’intervista. La canzone racconta di un ragazzo che vuole volare in alto ma gli hanno tagliato le ali, lui si vuole lamentare e a quel punto gli viene detto che è ancora troppo giovane per avere un cuore così pesante. Quanto un nostro amico ci ha tradotto questa strofa, abbiamo capito subito che sarebbe stata il titolo del nostro film, rispecchiava molto chiaramente il centro vivo del lavoro o perlomeno il suo punto di partenza: come potevamo riscattare il nostro cuore?
Come descrivereste Ancora troppo giovani per un cuore così pesante in poche parole? Qual è l’obiettivo del documentario?
L’obiettivo, non so se un film nasca con un obiettivo ma sicuramente nasce con una domanda di partenza. La nostra è stata: come possiamo affrontare la violenza? Come ci si può aprire dopo che il mondo ci sottopone a così tanto dolore? È forse possibile farlo lavorando con il positivo, facendo nel nostro piccolo azioni che possano diffondere fiducia e apertura verso il prossimo? In questo, l’incontro con Pippa e la sua famiglia è stato cruciale per la nostra rivoluzione interiore.
È la prima volta che lavorate insieme come co-registe? Come sta andando questa esperienza?
Si è la prima volta. Ci siamo fiondate a cuore aperto in quest’avventura senza aver collaborato prima, ci siamo innamorate e affidate a questo amore comune. Abbiamo sicuramente incontrato sul cammino delle difficoltà dovendo confrontarsi professionalmente, oltre che come amiche e coinquiline, ma crediamo di essere cresciute molto insieme. Il film è proprio frutto del nostro incontro. È nel film e attraverso il film che ci siamo esplorate e conosciute meglio e abbiamo anche trovato il cuore di ciò che ci lega.
Come avete scoperto la storia di Pippa Bacca? Qual è stato il suo ruolo nell’ideazione del film? Siete in contatto con la sua famiglia?
Durante un’intervista una donna ci ha risposto che lei non si fida di nessuno. Ci è tornata in mente la storia di Pippa: io ne avevo sentito parlare ma non la conoscevo bene, mentre Milena la conosceva da bambina perché suo padre insegnava nel coro di Micene che Pippa frequentava e in più le dava lezioni private di tromba. Pippa ci ha aperto gli occhi e messo molto in discussione, il ruolo di Pippa nel film è quello di una fata verde che ci apre orizzonti di umanità e ci accompagna a risvegliare una parte di noi stesse, di ognuno di noi, che spesso viene sepolta dentro ogni dolore. Con lei, attraverso di lei, riscopriamo la fantasia, l’apertura e tutto il bene che esiste proprio nel dono all’altro. La famiglia invece ci ha permesso di toccare con mano il vero significato del dono e il suo impatto sulla collettività. Con loro siamo state testimoni della fortissima influenza che Pippa ha avuto sulle vite che ha incrociato e abbiamo compreso quanto il contesto familiare in cui è cresciuta sia stato determinante nel suo modo di essere.
In che modo la vostra visione si è evoluta durante la lavorazione del progetto? Ci sono stati cambiamenti rispetto all’idea iniziale?
Una volta ero in taxi e il tassista chiacchierando mi ha detto “non bisogna fidarsi di nessuno, io mi fido solo di mia madre” mi ha colpita moltissimo questa frase e proprio lì ho colto la trasformazione che il film aveva avuto dentro di me. Non mi sono riconosciuta e sapevo di non voler vivere con questa visione. Successivamente, durante l’intervista a una delle sorelle di Pippa, ci si è come aperto uno squarcio; con le sue parole è riuscita a fare breccia nei nostri animi proprio facendoci capire come l’unica vera maniera di vivere sia dare. Noi tutte e tutti siamo un insieme di doni dati e ricevuti. Questo film è stato anche fondamentale per ricordarci la condizione di privilegio in cui viviamo, ci siamo accorte che la nostra capacità di aprirci e donare ha proprio origine nell’amore ricevuto e nelle condizioni in cui viviamo. Non tutti hanno le stesse possibilità, a maggior ragione crediamo sia importante lavorare in questa direzione. Pippa, nel fidarsi del prossimo e nel suo lavoro, compiva piccoli e grandi atti di amore, ingrediente fondamentale per intraprendere un cambiamento collettivo. La trasformazione sta nel coltivare un approccio di apertura, nella bellezza del vivere affidandosi. Io e Milena ci siamo accorte che questo film ci ha influenzate nei piccoli gesti, come una voce interna che è diventata più forte e chiara. Un canto che ci ricorda che insieme possiamo formare un coro. Basta poco per avere un impatto positivo sul prossimo e quindi sulla collettività. Dare è la chiave.
Quali sfide avete incontrato finora nella produzione del film e come le avete affrontate?
Le sfide principali sono legate soprattutto alle condizioni in cui il cinema versa ad oggi. È un vero atto di coraggio, perseveranza portare a conclusione un film indipendente. Richiede moltissima fiducia ed è un investimento di tempo, soldi ed energie senza prospettive di rientrare delle spese o di avere un qualche riconoscimento. La cosa che ci ha commosse è che non siamo state sole. Il film ha richiamato attorno a sé tantissime persone che hanno dato il loro sostegno e hanno prestato la loro professionalità credendo nel nostro lavoro ed è proprio questo che ci ha spinte ad andare avanti. A livello di riprese e di rapporti, sicuramente non è stato facile inserirsi nel contesto familiare di Pippa e trovare la giusta delicatezza. Parliamo comunque di una perdita molto importante.
Il progetto ha anche un lato interattivo: state chiedendo al pubblico di contribuire con degli atti di gentilezza. Potete approfondire?
L’idea è che la gentilezza sia contaminante. Ci piace pensare che ad ogni ricompensa corrisponda un gesto gentile che il donatore possa concretizzare nel mondo. Come un’occasione per sperimentare in prima persona il potere trasformativo di questo modo di essere. Oltre a ciò abbiamo stretto collaborazioni con diversi artisti ed artiste che hanno donato delle loro opere ispirate al nostro film. Si è come creato un circolo virtuoso di gentilezza.
Com’è stato il percorso di raccolta fondi e supporto per il progetto? Cosa manca per completare il film e portarlo nelle sale?
Abbiamo avviato una campagna crowdfunding (attiva fino al 10 novembre 2024), di cui siamo grate di quello che ci è arrivato che ci permetterà di chiudere le riprese e iniziare a montare. I costi successivi che dovremo sostenere sono legati alle fasi di post produzione e distribuzione. Contiamo di finirlo per la primavera prossima, dove la casa di produzione Underluminal, che ci ha anche aiutato a concludere parte delle riprese, si occuperà della distribuzione.
La lavorazione del film di Chiara e Milena non è ancora terminata, ma anche tu puoi contribuire alla sua realizzazione e conclusione. Come? Attraverso una donazione. Nell’odierno contesto di industrializzazione e mercificazione dell’arte cinematografica, sono tantissime le produzioni indipendenti che non vedono la luce a causa della mancanza di fondi. Il crowdfunding è una soluzione al problema. Qui trovi il link legato alla campagna di Ancora troppo giovani per un cuore così pesante: https://www.produzionidalbasso.com/project/ancora-troppo-giovani-per-un-cuore-cosi-pesante/
Francesca Marchesini e Glesni Williams