Il 28 Febbraio, dalle ore 14,00, nuovo imperdibile appuntamento al LOFT Kinodromo per “Festivi & Seriali”, la grande rassegna dedicata al binge watching di serie tv organizzata da Serial K – Le serie tv in radio, l’unica trasmissione radiofonica interamente dedicata alle serie tv e alla loro musica e da Kinodromo con la collaborazione di Radio Città del Capo e Seriangolo.it. In una sola giornata tutti i 7 episodi di una delle serie più acclamate e celebrate degli ultimi anni, l’incredibile Black Mirror, uno dei fenomeni seriali più amati, analizzati e discussi dai tempi di Lost che analizza l’impatto della tecnologia nella nostra vita.
Come lavoreremmo senza computer? Come socializzeremo senza telefonino? Come potremmo divertirci senza consolle e televisione? Tematiche importanti, quali robotica, nanotecnologia, social network e virtual identity, ma non aspettatevi la fantascienza con le astronavi e le tute in neoprene, perché Black Mirror saprà spaziare nell’ambito di tutti i generi, dall’action puro al drama famigliare più cupo, dalla commedia surreale alla satira politica. E voi? Quanto siete dipendenti dalla tecnologia? Potreste vivere senza? Siete voi a controllare il vostro cellulare o è lui che controlla voi? Venite a scoprirlo insieme a noi.
Via San Rocco 16 | Bologna
Domenica 28 febbraio 2016
Presentazione h14.00
Inizio proiezioni h14.30
Entrata libera con obbligo di tessera AICS
Durata: 2 Stagioni – 6 episodi + 1 Christmas Special– 361’
Lingua: Inglese (con sottotitoli)
Autore: Charlie Brooker
Canale: Channel 4
Anno: 2011
Nazionalità: UK
Link IMDB: http://www.imdb.com/title/tt2085059/
“Black Mirror” costituisce, senza dubbio, una delle serie più innovative del decennio e, sicuramente, anche una delle più inquietanti e disturbanti. È una serie inglese, antologica e nerissima.
I sei episodi da cinquanta minuti che compongono le prime due stagioni sono completamente autonomi tra loro: cast diversi, location diverse, generi diversi. L’unico elemento che accomuna tutte le puntate (alle quali si deve aggiungere un Christmas Special della durata di un’ora e mezzo circa), è quello tematico: la serie costituisce un’ampia, e spesso apocalittica, riflessione sull’influenza e sull’importanza della tecnologia nella vita di tutti noi. Detta così, sembrerebbe una robetta di fantascienza buona solo per i nerd più oltranzisti; in realtà, la fantascienza c’entra solo fino ad un certo punto, dal momento che ogni puntata, oltre a trattare un diverso argomento (elezioni, dinamiche di coppia, elaborazione del lutto), affronta anche un diverso genere, spaziando con grande scioltezza dall’action puro al drama famigliare più cupo, dalla commedia surreale alla satira politica. Molto difficile, quindi, tentare di catalogare una serie così eclettica e sarebbe oltremodo riduttivo, per non dire inutile, cercare di relegarla all’interno di una sola specifica categoria.
Per capire come una serie come “Black Mirror” non sia il frutto del caso o di una semplice “fortunata intuizione”, bensì costituisca un prodotto abilmente pianificato, estremamente consapevole e magistralmente realizzato, al punto da riuscire a diventare uno dei punti di riferimento non solo della televisione britannica, ma di chiunque voglia anche solo provare a comprendere il mondo che lo circonda e misurarsi con la complessità del contemporaneo, è necessario spendere due parole sul suo autore ed ideatore, Charlie Brooker. Classe 1971, è un personaggio alquanto bizzarro ed estroverso che, nel corso della sua brillante carriera, ha fatto incursioni in ogni ambito dei media, con risultati sempre destabilizzanti e assai spesso sorprendenti. Brooker è stato fumettista, sceneggiatore, conduttore e produttore televisivo; ha lavorato per la radio, la televisione, la carta stampata e internet. Il suo stile è caratterizzato da un sense of humor caustico e crudele, che spesso si accompagna ad una visione profondamente negativa e pessimista della società e dell’umanità in generale. Immaginate la surreale irriverenza dei Monty Python, ma miscelata al vetriolo e virata decisamente verso il nero. Brooker è stato l’autore, nonché il presentatore, di noti programmi andati in onda sulla TV britannica (10 O’Clock Live; Screenwipe; Newswipe) e, soprattutto, si è inventato quella genialata che fu “Dead Set”, miniserie horror ambientata nella casa del Grande Fratello, candidata ai BAFTA come “Best Drama Serial” e che noi di Serial K abbiamo avuto il privilegio di proiettare integralmente nella giornata inaugurale della nostra rassegna “Festivi e Seriali”.
Il suo grande eclettismo gli ha consentito di misurarsi con ogni tipo di produzione, programma, genere e media, suscitando spesso feroci polemiche, ma ottenendo, al contempo, anche grandi apprezzamenti sia dal pubblico che dalla critica. Stiamo parlando di un signore che nel 2009 è stato capace di vincere il premio “Columnist of the Year” ai British Press Awards e, l’anno successivo il “Best Entertainment Programme” della Royal Television Society. Come se non bastasse, si è portato a casa ben tre British Comedy Awards (nel 2009, 2011 e 2012) e, come detto, una candidatura ai BAFTA. Oltre al premio “Emmy” proprio per “Black Mirror”. Prima di diventare un seguitissimo opinionista del “Guardian”, si è fatto le ossa come fumettista per “Oink!” ed ha persino ha scritto su importanti riviste di videogiochi; per dare un’idea del personaggio, sappiate che si era inventato una rubrica per insultare chiunque avesse avuto il coraggio di scrivergli, con tanto di premio per la lettera più bella; realizzò una vignetta (“Lara Croft’s Cruelty Zoo”) a parodia del famoso gioco “Tomb Raider”, con immagini ritoccate di bambini imbrattati di sangue che si divertivano a fracassare a martellate il cranio di una scimmia, a sparare ad un pellicano e a fare a pezzi un orango, con una motosega; il tutto, per mettere alla berlina un gioco la cui protagonista, sovente, si trovava ad uccidere degli animali; la vignetta fece talmente scalpore che provocò addirittura il ritiro della rivista da parte di molti esercenti. Il 24 ottobre 2004, in occasione delle presidenziali USA, Brooker scrisse un causticissimo articolo sul candidato George W. Bush, che si concludeva con: “John Wilkkes Both, Lee Harvey Oswald, John Hinckley jr… dove siete ora che abbiamo più bisogno di voi?”.
Questa lunga premessa era fondamentale per far capire come “Black Mirror” non sia un semplice divertissement per gli amanti del genere fantascientifico, bensì costituisca un’opera assai complessa, profondamente consapevole e, a tratti, persino profetica. La serie, che è andata in onda per la prima volta il 4 dicembre 2011 su uno dei più importanti canali inglesi, Channel 4, è una profonda e amara riflessione sull’importanza, l’influenza ed il condizionamento esercitato dalla tecnologia sulla vita di noi tutti. In comune con la migliore fantascienza, “Black Mirror” ha il fatto di non preoccuparsi tanto di offrire plausibili risposte, quanto di formulare inquietanti domande. Brooker immagina scenari inesistenti, ma altamente possibili, dentro ai quali si diverte a costruire storie innescate dal classico schema “what if…” per poi osservare i suoi personaggi reagire (o subire) il contesto in cui sono di volta in volta immersi. Cosa succederebbe se avessimo la possibilità di rivedere il nostro passato come un film? Cosa succederebbe se il pupazzo di un comico si candidasse alle elezioni? E se potessimo far rivivere i morti tramite alias tecnologici? E se un politico venisse ricattato e sfidato pubblicamente attraverso i social media? Tutte queste domande, e molte altre ancora, costituiscono la premessa da cui muove Brooker. Tutta l’umanità viene posta nella condizione di cavia per i suoi crudeli esperimenti antropologici, sociali, etici e persino filosofici: quanto siamo effettivamente liberi? Quanto il nostro sapere ci ha reso migliori? Le macchine sono una protesi che ampia il nostro raggio d’azione ed estende i nostri limiti, oppure sono catene che subdolamente ci hanno reso degli schiavi inconsapevoli? Ma questo non vale solo per l’umanità rappresentata sullo schermo; vale anche e soprattutto per noi spettatori che, dall’altra parte di quello schermo, osserviamo esterrefatti il destino che ci attende.
Già, perché il black mirror del titolo costituisce un dichiarato riferimento agli schermi neri dei nostri televisori, dei tablet, dei nostri dispositivi mobile e dei computer… Gli specchi di “Black Mirror”, tuttavia, non sono come quelli di Alice, che spalancano la porta verso la tana del bianconiglio, con tutte le sue meravigliose promesse; sono superfici nere ed opache che non riflettono mai la nostra vera immagine, ma che, invece, ce ne offrono una diversa in cambio. Gli specchi di “Black Mirror” non mostrano chi siamo realmente, bensì chi vorremmo essere o, peggio, chi dovremo diventare. Se lo specchio delle brame della strega di Biancaneve, alla fin fine, era una bocca della verità che rifletteva, comunque, sempre la Realtà (Biancaneve è la più bella del reame), provocando l’ira della cattiva e scatenando terribili avvenimenti (perché, come dice la canzone, la Verità fa male), gli specchi neri della serie ideata da Brooker ne costituiscono l’evoluzione 2.0. Sono specchi bui che vendono una verità amarissima, facendola passare per una bellissima promessa. La promessa è quella della libertà, delle infinite possibilità, della connessione dei popoli e dell’uguaglianza sociale. La realtà è quella dell’isolamento, della paura, del condizionamento e del controllo. Le nostri vite di tutti i giorni – consapevoli o meno – dipendono da quegli specchi neri al punto che non riusciremmo più a farne a meno, tanto ci sono divenuti indispensabili per poter lavorare, comunicare, divertirci.
Si può dire che il black mirror sia diventato il nostro principale interlocutore per informarci, per conoscere gli altri, per intrattenerci e per evadere. I black mirror sono la nostra finestra sul mondo, sono il contenitore dei nostri ricordi e lo strumento cui ci affidiamo per accrescere la nostra conoscenza. Il problema è che non sono superfici riflettenti, ma schermi che proiettano immagini che – nel bene e nel male – ci condizionano, ci plasmano, ci manipolano. Provate a pensare al vostro lavoro senza computer, alla vostra socialità senza il cellulare, alla vostra produttività senza l’utilizzo di mezzi diversi dal vostro cervello. Tutto questo ha un’incredibile influenza sul nostro contesto personale e sociale. Aggiungete l’estrema rapidità con cui tutto ciò è avvenuto e riflettete sul fatto che questa rivoluzione è stata avviata e spinta verso i suoi massimi limiti per interessi prevalentemente economici e commerciali e potrete rendervi conto quanto, tutto ciò, abbia condotto a risultati talmente eccessivi ed inaspettati da rendere quasi impossibile capire fino in fondo l’effettiva portata del fenomeno e quanto questo ci abbia cambiato e ci cambi tutti i giorni.
“Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un’azienda privata o dare in monopolio a una società l’atmosfera terrestre.”
Queste non sono le apocalittiche previsioni di uno scrittore di fantascienza di serie z, ma le profetiche analisi di uno dei più importanti sociologi del ‘900, Marshall McLuhan, colui che per primo teorizzò l’impatto che la tecnologia ed il controllo della comunicazione avrebbero avuto sulla società, attraverso la semplice locuzione che “il medium è il messaggio”.
Non male per una serie televisiva prodotta da un’emittente pubblica.
“Black Mirror” è pura sociologia della comunicazione contemporanea. È McLuhan in movimento; è l’intelligenza connettiva di De Kerckhove; è Pierre Levy che finalmente raggiunge la sua velocità. “Black Mirror”, semplicemente, è uno dei prodotti più colti, consapevoli e raffinati del panorama televisivo mondiale. Nei suoi 7 futuristici episodi, la serie di Charlie Brooker apre un dibattito sulla robotica, sui social network, la virtual identity, la nanotecnologia, la televisione e tutto quello che permea la nostra esistenza nel quotidiano. Lo stesso autore, in una intervista, ha dichiarato “se la tecnologia è una droga – e lo è – quali sono i suoi effetti collaterali? Black Mirror si innesta in quest’area, tra la delizia e il dolore, tra il piacere e la sofferenza”. E lo fa con sceneggiature assolutamente coinvolgenti, postmoderne, all’avanguardia; attraverso trame sofisticate che raccontano di misteri, gialli, thriller, drammi. Colpi di genio assoluti. Mettendo in scena situazioni scomode, drammatiche, grottescamente inquietanti. Soprattutto, ci mostra tutto questo attraverso un altro black mirror, quello della nostra televisione, o dello schermo del computer dentro cui vediamo la serie. E allora, qual è il nostro ruolo? Da spettatori siamo costretti a partecipare emotivamente alle vicende e a prendere una posizione rispetto a quello che ci viene mostrato. Ma, allo stesso tempo, siamo consumatori che fruiscono la serie proprio attraverso un monitor. Cos’è, dunque, “Black Mirror”? un pamphlet rivoluzionario? Un monito allarmista? È manipolazione? inganno? un trucco commerciale? In fondo Brooker campa vendendoci serie e programmi televisivi… perché dovrebbe sputare nel piatto dove mangia? Ecco che, ancora una volta, lo specchio nero si è preso gioco di tutti noi.
Evento su FB
Vai ai prossimi appuntamenti di Festivi e Seriali – Rassegne di Voracità Televisiva
Presentato da:
Serial K Le serie TV in Radio è l’unica trasmissione radiofonica interamente dedicata alle Serie Tv e alla loro musica, presentata da Tommaso Gavioli, Giulio Muratori, Bebe Solazzi, Dodi Germano ed Eugenia Fattori. Nata nel 2014 in una piccola web radio di Ferrara (Radio Strike), dal settembre 2015 va in onda in diretta FM e streaming ogni lunedì alle 20,30 su Radio Città del Capo.
La trasmissione, della durata di un’ora, affronta con uno stile completamente nuovo la critica televisiva, mescolando analisi serie, una buona dose di ironia, molta attualità, humour e trivialità e soprattutto tanta musica proveniente direttamente dai titoli affrontati nel corso della serata.
Ogni puntata ha un tema che fa da punto di riferimento per la scelta delle serie di cui parlare, normalmente una decina per episodio, suddivise nelle tante rubriche della trasmissione che le posizionano tra le novità, tra le rarità, tra quelle da salvare solo nel proprio intimo televisivo oppure quelle da evitare con forza, passando per un omaggio all’attrice Bravissima o all’attore Poverone della settimana, ovvero coloro che non verranno ricordati certo per le loro doti artistiche. Dal medical al crime, dal drama alla guerra, dalla comedy al scifi, serie vecchie e serie nuove, serie da massacrare e serie a cui affezionarsi, aggiornamenti, news, musica di alto livello e soprattutto un occhio aperto sulle serie rare e spesso sconosciute, ma assolutamente da non perdere, motivo per il quale Serial K Le serie Tv in Radio rappresenta un unicum per il pubblico che può sfruttarne i consigli per vedere cose nuove e non per forza le “serie di cui tutti parlano”.
Un progetto sperimentale unico in Italia dove normalmente si trovano solo rubriche ed esperti all’interno di trasmissioni radiofoniche più generaliste che ha raccolto molti consensi anche perché realizzato attraverso un mezzo, la radio appunto, tradizionalmente poco avvezzo alla trattazione del mondo seriale, oggi diffuso e analizzato in prevalenza sul web. Un progetto innovativo che è molto piaciuto anche ad altre realtà importanti di questo panorama che hanno deciso di divenire nostri partners: dalla più grande Community italiana di sottotitoli Subspedia fino ad uno dei blog critici più importanti d’Italia, Seriangolo.it.
Veniteci a trovare sulla nostra pagina Facebook
Ascoltate i nostri podcast su Mixcloud.
In collaborazione con
[information]…[/information]