Come vengono prese le decisioni che poi hanno influenza sulla vita di 495 milioni di cittadini europei? Ma soprattutto, cosa ci fanno 15.000 lobbisti a Bruxelles, facendo salire la capitale belga al secondo posto delle città al mondo (dopo Washington DC) con concentrazione di lobby?
Bruxelles non sembra così essere solo Parlamento, Commissione e Consiglio d’Europa.
É questo il tema di The Brussels Business, terzo documentario di Mondovisioni a Bologna, con la regia di Friedrich Moser (documentarista austriaco) e Matthieu Lietaert (ricercatore belga di lobbying europeo all’European University Institute di Firenze), che per primi hanno deciso di raccontare i meccanismi delle decisioni europee e del loro legame con i gruppi di influenza.
The Brussel Business non ha un ritmo incalzante perché di incalzante c’è la sua verità, raccontata parallelamente da due voci. La prima è di Olivier Hoedeman, che fin dai primi anni novanta inizia a indagare su questi oscuri meccanismi europei (ma molto limpidi in quei corridoi), diventando un’attivista del CEO e tra i principali esperti conoscitori del tema. La seconda è quella di Pascal Kerneis, managing director dell’ESF, la lobby dell’80% dell’industria dei servizi. Quest’ultima è la voce di chi, avvertendo il potenziale economico, ha deciso di intraprendere la carriera del lobbista.
Sicuramente affascinanti sono le immagini d’archivio riguardanti i summit europei degli anni Ottanta, dove, tra i principali leader europei, non si può non intravedere anche il nostro ben noto Bettino Craxi. Proprio in quegli anni nasce l’ERT (European Roundtable of Industralists), la madre di tutte le lobby europee, un vero e proprio club della grande industria con i leader di Philips, Volvo, Siemens, Fiat e tanti altri a cui il documentario dedica un interessante approfondimento. L’ERT non è una vera e propria lobby nel senso di rappresentazione di gruppi di interesse particolari, ma è più un insieme di personalità rilevanti nel mondo degli affari che detta le regole del Mercato Unico e che si incontra in misteriose riunioni (prenotate con ben due anni di anticipo) in località segrete e insolite (ad esempio, alla Scala di Milano). Tra gli esponenti italiani dell’ERT, salteranno agli occhi del pubblico italiano gli imprenditori Umberto Agnelli e Carlo De Benedetti.
L’impostazione neoliberista dell’Unione Europea poggia sull’influenza dell’ERT. È questo che sembra dire The Brussel Business in questa storia “non ufficiale”. Le storie più chiare sono invece quelle dei due protagonisti e del loro vivere quotidianamente a contatto con questo tema, l’uno portabandiera dello scontro e del dissenso, l’altro con una normalità quasi disarmante per lo spettatore, tra cocktail, viaggi e naturale intraprendenza. Sottile il confine tra lobbying lecito e atteggiamenti illegittimi, in un documentario che, con un buona regia e musiche incalzanti, ci porta a conoscere un tema così delicato e complicato, accennando perfino la sua “soluzione” nell’European Transparency Register, che un giorno, chissà, potremo sfogliare trovando tutti i nomi delle persone più potenti del mondo in cui viviamo e che influenzano la terra che ci ospita.
Chiara Caporicci (Sfera Cubica)
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