di Arianna Grasseri e Noemi Marilungo
Il film realizzato da Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli e Danny Biancardi si presenta come un’opera psicanalitica sulla famiglia Bertolucci, partendo dal padre Attilio, fino ad arrivare ai figli Bernardo e Giuseppe. Wetzl propone un viaggio all’interno dell’immaginario creativo che ha contraddistinto la loro arte e individua le figure che ne hanno arricchito la cultura e la poesia. Il regista usa le parole di Attilio per raccontare la quotidianità d’oro di una famiglia sacra, all’apparenza divisa da un rapporto stringente tra la figura di un padre ingombrante e quella dei figli non ancora consapevoli del loro talento. Nello scrivere “La camera da letto”, Attilio parlava dei suoi figli quasi prevedendo come sarebbero diventati. Quando i figli leggono le poesie del padre, si riconoscono in terza persona e per trovare una propria soggettività, da personaggi decidono di diventare autori, passando dalla poesia al cinema, per riscoprire quell’ “io” che il padre aveva tolto loro. Nonostante la “voce da calabrone” (B. Bertolucci) del padre, Bernardo e Giuseppe riescono a liberare la loro creatività, ciascuno rispondendo alla propria vocazione, pur mantenendo un legame con il suo modo di percepire e rubare la bellezza.
Diversi sono i personaggi che costellano le vite di Attilio e dei figli, tra i più importanti Pier Paolo Pasolini, con cui Bernardo intrattiene un rapporto adulto e longevo sin dai primi lavori, e Roberto Benigni, che esordisce insieme a Giuseppe nel mondo del cinema. Amicizie importanti nascono anche nel mondo del teatro quando Giuseppe inizia a lavorare con Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, che ci rivelano il suo modo di lavorare in veste di regista: l’amore e la passione per la recitazione lo spingevano a mettersi a servizio degli attori coltivando un sodalizio più umano che lavorativo.
Il film racconta la condizione dei figli d’arte Bertolucci che cercano di trovare un proprio spazio all’interno dell’eredità del padre. Elemento particolarmente interessante è il modo in cui Wetzl fa emergere con delicatezza i retroscena di una famiglia apparentemente ordinaria.