GLI INTREPIDI di Giovanni Cioni (Ita, 2012, 90')

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GLI INTREPIDI

I filibustieri di oggi sono adolescenti che vengono da Marte.

Un saccheggio – omaggio a Salgari che, libero e un po’ confuso, si srotola sull’Appennino Toscano seguendo un gruppo di ragazzi, marziani, cannibali, pirati. Camera a mano, immagini sovraesposte, libertà di sguardo e di pensiero; tra casali abbandonati, luna park e l’autostrada si trovano i Caraibi del Corsaro Nero secondo Giovanni Cioni. Chi l’avrebbe mai detto che nei dintorni di Barberino del Mugello, noto ai più per la famigerata uscita dell’autostrada e luogo di ambientazione del film, si aggirassero bizzarri cannibali al fianco di sgangherati pirati? Ebbene sì (Salgari insegna), anche  nei luoghi più improbabili e inaspettati possono avere luogo avventurose scorribande e arditi incontri, purché lo si voglia: tutto sta nel lasciare che l’immaginazione sia libera di esplorare uno stagno come fosse un oceano e di vedere in un luna park di provincia un’isola del tesoro.loc_cioni

Gli Intrepidi, prodotto dalla Quarto film e presentato al Festival di Venezia nella sezione Cinema Corsaro in occasione dei 150 anni dalla nascita di Emilio Salgari, è un film nel quale il quotidiano diventa luogo di esplorazione fantastica e l’immaginario piratesco si contamina di contemporaneità.

Cioni lo costruisce insieme ai ragazzi protagonisti, che aveva precedentemente conosciuto durante un laboratorio scolastico da lui tenuto, facendo emergere un lavoro a tratti con loro e a tratti su di loro.  Adolescenti che sono ora filibustieri, ora attori, ora semplicemente se stessi. Vagano nei boschi, guadano torrenti. Navigano nel mare magnum di internet come moderni esploratori, servendosi di un linguaggio tanto ostico quanto potrebbe esserlo il gergo tecnico marinaresco. Cantano rap e scrivono lettere a David Bowie, si sentono marziani e sono pronti a trasformarsi in cannibali.

Dei “veri” pirati arrivano. A sorpresa sbarcano lungo le rive del lago di Bilancino, fanno monologhi sconclusionati in attesa di un regista che non giunge e si appropriano di una Apecar per farne il loro mezzo d’assalto e esplorazione. Forse sono solo attori di una compagnia teatrale allo sbando. O forse no.

Gli Intrepidi è un film libero da convenzioni e percorsi prestabiliti, spontaneo e ingarbugliato; bisogna liberarsi da aspettative e preconcetti per poter accogliere con la giusta curiosità e ironia questo saccheggio ondivago: libera interpretazione, fantasiosa invenzione, misterioso vagheggiamento.

I nessi logici limitano l’immaginazione e cercano spiegazioni invece che accogliere stimoli, quindi meglio non dannarsi troppo nel cercarne. Preparatevi piuttosto a una visione tanto sconclusionata quanto immaginifica in cui c’è spazio anche per David Bowie e Jonny Depp che, accanto al nome di Salgari, appaiono tra i ringraziamenti finali.

Lucia Malerba