Libere, Disobbedienti, Innamorate (In Between) – Recensione

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Libere, Disobbedienti, Innamorate (In Between) – Recensione

Tre ragazze contro la tradizione per guadagnarsi la libertà di amare

di Andrea Pedrazzi

Tre ragazze arabe si trovano a dividere un appartamento nella Tel Aviv contemporanea. Tre ragazze apparentemente diverse, ma che in realtà mostreranno di avere molti tratti in comune, specialmente per quanto riguarda le situazioni che si troveranno ad affrontare. Tutte derivanti dal medesimo problema, ovvero quello di essere giovani donne alla ricerca della via per il proprio futuro. Un futuro di libertà ed amore sul quale si staglia l’ombra minacciosa ed ingombrante delle convenzioni sociali all’interno di una società prevalentemente maschilista.

Laila è un avvocato, Salma vive di lavori occasionali e Nour è una semplice studentessa giunta in città da poco tempo. Se le prime due ci appaiono inizialmente come ragazze libere ed indipendenti la terza mostra subito di essere più ancorata alle proprie tradizioni. E’ l’immagine stessa di Nour a suggerircelo; la sua figura avvolta da un velo si pone subito in contrasto con le chiome folte e fluenti delle altre protagoniste, le quali hanno già dato inizio al proprio processo di emancipazione. Nella loro voglia di libertà ed indipendenza Laila e Salma influenzeranno la nuova arrivata portandola a rivedere la propria situazione stimolandola a compiere una scelta destinata a rivoluzionare lo svolgimento della propria vita. Scelta che riguarderà principalmente il suo rapporto con il fidanzato Wissam. Lui rappresenta la prima e principale figura oppressiva con la quale le protagoniste si troveranno a doversi confrontare. La sua mentalità è ben delineata fin dai primi dialoghi ed il suo fanatismo religioso esternato in poche frasi. Elementi, questi, che suscitano in lui una certa avversione nei confronti delle libertà di cui Nour vorrebbe impossessarsi. La sua visione riguardo alla futura moglie rientra nei canoni della donna devota unicamente all’ambiente domestico ed alla religione così come la si riscontra nelle sacre scritture da lui citate “non impedire alle donne di andare in moschea anche se la casa è il posto loro”.Le protagoniste si solleveranno contro la sua autorità ed ipocrisia dando vita ad uno scontro tra libertà individuale ed imposizione morale.

Ciò, tuttavia, si rivelerà solamente come uno dei plurimi ostacoli che le giovani dovranno affrontare nel tentativo di delineare e dare libera espressione nella propria personalità. Nemmeno Laila e Salma si scopriranno immuni alle forze limitatrici che pervadono la società che le circonda. Nel caso della prima, essi si incarnano nella figura di un fidanzato all’apparenza liberale e rispettoso delle sue scelte, ma in realtà conforme alle convenzioni a cui Laila non intende piegarsi. Nel caso di Salma le catene sono rappresentate da una famiglia oltremodo conservatrice che non si rivelerà tollerante nei confronti della sua relazione omosessuale.

Quello che accomuna le vicende di tutte le protagoniste è il fatto di non poter vivere apertamente le proprie relazione sentimentali, di dover rientrare in forme imposte dall’esterno nel nome del buon costume ed a discapito dei propri sentimenti. L’impossibilità di amare liberamente è il vero dramma attorno al cui ruotano le loro storie. Situazione di fronte alla quale delle giovani ed intelligenti donne del ventunesimo secolo non intendono e non vogliono rimanere indifferenti. Il film mostra proprio la forza e la fermezza di cui il trio si arma nell’affrontare gli ostacoli derivanti da una concezione anacronistica della società.E questo è, probabilmente, il punto su cui la regista  Maysaloun Hamoud si concentra principalmente; attirare l’attenzione su quanto siano ridicole ed insensate nell’epoca contemporanea delle idee come quelle incarnate dagli antagonisti di questa vicenda. La scena in cui ci vengono presentate due delle protagoniste rappresenta una comunissima festa tra amici, in cui ragazzi e ragazze si divertono liberamente come sarebbe più o meno lecito in un qualsiasi Pese libero. Contesto molto distante rispetto all’austerità riscontrata in alcune sequenze successive ed alla quale saranno chiamate a conformarsi.

Per esprimere il contrasto tra la vita desiderata dalle protagoniste e le regole ferree che cercano di imbrigliarla, la regista, partendo dalla sceneggiatura di Yuval Aharoni, si richiama spesso al contrasto tra la realtà arabo-israeliana nella quale esse vivono ed il mondo occidentale. Come se quest’ultimo fosse assunto quale simbolo delle libertà individuali in contrapposizione alle limitazioni del mondo mediorientale ancora assoggettato ad ideologie ormai superate. Ciò viene suggerito da più fattori; fra questi spicca senza dubbio un sapiente uso delle musiche. Non è un caso che una delle protagoniste sia anche una DJ amante dell’elettronica e che le sonorità utilizzate per accompagnare le scene di “trasgressione” siano totalmente in antitesi con le melodie decisamente più sobrie riscontrabili in altri ambienti. La cultura araba è quella che di fronte alla confusione dell’occidente si pone la domanda “che cos’è un rave?”. Un ulteriore esempio può essere individuato nella frase “pensi di essere in Europa?” con cui il ragazzo di Laila le intima di cambiare stile di vita. Essa può essere considerata un altro sintomo di come i comportamenti adottati da queste ragazze siano considerati inappropriati perché più vicini ai nostri. Il processo di occidentalizzazione della mentalità delle protagoniste le porta compiere scelte che non possono essere tollerate in quell’ambiente. Non è nemmeno un caso che una delle tre ragazze scelga Berlino come rifugio nel quale poter dare libero sfogo alla propria personalità.

Le tematiche al centro del film non sono poche, anche la scelta di ambientare la storia di tre ragazze palestinesi nella principale città israeliana può essere oggetto di interesse ed approfondimento, ma il film non sembra dare troppa importanza a questo tipo di conflitto quanto più a quello individuo/società riguardante le protagoniste.

E qui il film riporta la sua vittoria più schiacciante; laddove non cerca tematiche universali o trascendenti il raggio d’azione dei personaggi come legittimazione per lo svolgimento della narrazione. La storia viene raccontata senza cedere alla retorica e con la consapevolezza e la voglia di mettere in scena una vicenda strutturalmente semplice, ma che trae un valore aggiunto dal contesto all’interno del quale si svolge senza però essere soffocata da esso. I nuclei centrali sono le scelte di Laila, Salma e Nour e la loro volontà di ribellarsi ad una realtà cinica e coercitiva che le spinge ad uniformarsi a modelli prestabiliti, limitando la loro libertà, punendo la loro disobbedienza ed imbrigliando il loro amore.